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martedì 21 settembre 2010

LA FORESTA SU RIVISTA SHERWOOD



Ecco parte del testo riferito alle foreste che trovate integralmente sul sito http://www.rivistasherwood.it:

Domanda 1 - Le funzioni delle foreste
Riteniamo che l’UE debba dedicare maggiore attenzione al mantenimento, bilanciamento e potenziamento delle funzioni svolte dalle foreste. Riteniamo anche le foreste fonte di un’innumerevole quantità e varietà di beni e di servizi che sono spesso concatenati l’uno con l’altro e, per questo, non sono separabili e non possono essere presi in considerazione separatamente, come invece avviene attualmente con le varie Direzioni Generali (DG) che producono regolamenti parziali in merito alla protezione e alla valorizzazione delle foreste.



Per produrre una politica coerente, coordinata e sostenibile, veramente capace proteggere e di valorizzare le funzioni svolte dagli ecosistemi forestali si chiede che venga istituita la Direzione Generale sulle foreste. Lo scopo di tale DG dovrà essere quello di coordinare, bilanciare e potenziare tutte le politiche che vedono direttamente o indirettamente coinvolte le foreste e la loro gestione. La creazione di una DG dedicata alle foreste, che coprono oltre il 42% del territorio comunitario, danno direttamente lavoro ad oltre 2 milioni di persone e contribuiscono al PIL dell’UE per più di 300 miliardi di euro all’anno, sarebbe anche l’occasione di definire un referente unico per le altre DG della Commissione Europea e per i rappresentanti politici europei e nazionali, ma anche per i tecnici, i proprietari, gli imprenditori, i ricercatori, le organizzazioni non governative forestali e ambientaliste, così come per tutti i portatori di interessi europei.



L’UE dovrebbe attribuire alla DG Foreste un ruolo di riferimento per ogni misura ed ogni regolamento, predisposti da qualsiasi altra DG, che riguardino direttamente o indirettamente le foreste. A seconda dei casi la DG foreste potrà avere un ruolo consultivo oppure dovrà assumere tra le sue strategie quelle utili al raggiungimento dei fini di altre DG interessate all’azione delle foreste e/o di chi le gestisce. Inoltre dovrebbero essere attribuite alla DG foreste risorse finanziarie sufficienti a orientare le scelte degli Stati Membri e dei singoli cittadini nell’interesse delle comunità locali e dell’UE, attraverso strumenti già esistenti, come il PSR e/o nuove strategie appositamente progettate.



Domanda 2 - Ripercussioni dei cambiamenti climatici sulle foreste
In merito ai cambiamenti climatici riteniamo che l’UE possa contribuire adottando un principio di precauzione che tenga conto non tanto di previsioni da verificare, quanto dell’effettivo stato e delle dinamiche del patrimonio forestale, nonché dei benefici che da questi ci si attende a scala locale ed europea. A tale proposito si propone di potenziare il sistema conoscitivo sulla base di indicatori comuni a tutti gli stati dell’UE, a criteri univoci e a sistemi di rilievo oggettivi e verificabili anche da soggetti terzi. Sulla base dei risultati del monitoraggio, che dovrà essere effettuato a brevi intervalli di tempo, sarà possibile individuare in quali aree le foreste sono effettivamente più soggette agli effetti dei cambiamenti climatici e, di conseguenza, dove e quali benefici potrebbero venire meno a causa dei cambiamenti. Ciò permetterà di definire le misure da adottare e di orientare le risorse comunitarie in modo da far sì che anche le foreste europee più colpite dai cambiamenti climatici possano continuare a rispondere adeguatamente alle esigenze delle generazioni attuali e future, sia a scala locale che comunitaria.



Domanda 3 - Strumenti disponibili per la tutela delle foreste
Riteniamo che, almeno in Italia, la conservazione della biodiversità, intesa come ricchezza di specie, di strutture e di relazioni, sia messa a rischio di riduzione a causa delle mutate condizioni socio-economiche nei territori rurali di montagna e di collina che hanno portato e portano tutt’ora, ad un progressivo abbandono colturale e insediativo. L’abbandono della gestione rurale e forestale potrà avere due effetti inizialmente distinti, ma che se non si pone rimedio, nel lungo periodo avranno lo stesso risultato: la scomparsa di specie arboree localmente o generalmente sporadiche. Se l’abbandono della gestione forestale conduce da una parte ad un positivo arricchimento di biomassa e ad una naturale evoluzione verso formazioni ad alto fusto, dall’altra porta gradualmente alla semplificazione strutturale, specifica e di relazioni. Ciò, nell’Arco di pochi decenni, potrebbe portare alla perdita di numerose specie arboree localmente o generalmente sporadiche, le quali, non più presenti neppure con rari portaseme, potrebbero risultare assenti in vaste aree forestali dove invece in passato sono state presenti grazie al presidio dell’uomo e alla gestione attiva delle risorse forestali concretizzatasi con il governo a ceduo o il governo misto ceduo-fustaia. Anche il governo a fustaia, purché attivo e cosciente di tale valore, potrebbe garantire alti livelli di biodiversità. Solo apparentemente diverso è il caso dei campi e dei pascoli abbandonati, dove è probabile un iniziale massiccio ingresso di specie. Tuttavia l’assenza dell’uomo e di una gestione attiva, nel lungo periodo porterà allo stesso risultato dell’abbandono della gestione forestale, cioè alla semplificazione strutturale, specifica e di relazioni.



Per prevenire per tempo tale rischio l’UE potrebbe finanziare apposite misure di gestione che premino gli interventi a favore delle specie rare e/o sporadiche. Inoltre, quale incentivo a una gestione attiva, potrebbe invitare gli Stati Membri a semplificare le procedure autorizzative e rendere i controlli più tecnici e adattabili alle variabili condizioni che richiede la biodiversità.



Domanda 4 - Gestione forestale
Riteniamo che per gli interventi selvicolturali, oltre una certa estensione di superficie, si possa prevedere un incentivo finanziario a chi predispone un progetto di intervento che prenda in considerazione contemporaneamente i tre pilastri della sostenibilità (economia, ecologia e società), individui le relazioni tra l’intervento proposto e ciascun pilastro e descriva i criteri di controllo dei risultati attesi: sia immediatamente dopo l’intervento che nel medio-lungo periodo. Tale progetto potrebbe rendere molto più flessibile l’intervento selvicolturale, avvicinandolo alla selvicoltura naturalistica e, nello stesso tempo, potrebbe determinare la crescita di tutto il settore e la sensibilità alla sostenibilità da parte di tutti gli operatori. Inoltre, proprio per l’ampiezza dei tre pilastri della sostenibilità, sarà possibile invitare i proponenti ad analizzare le conseguenze di ogni intervento per migliorare le funzioni produttive e protettive svolte dalle foreste e, in generale, la redditività della selvicoltura, per rafforzare la resilienza delle foreste dell’UE rispetto ai cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità.

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